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Paris, Gallimard, Gennaio 1944. In-12° (18 cm x 11 cm). Pp. 212, (4). Cartonatura editoriale NRF rigida a stampa decorata da un modello di Paul Bonet. Al recto della seconda c.b., bella ed intensa dedicata autografa su 6 righe di Valery al suo medico personale Alain Muller. Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Raffinata edizione, con dedica autografa, impressa a tiratura limitata, il nostro è il 573 dei 990 esemplari stampati su “1er papier Navarre”. La dedica, in elegante grafia, recita: «Pour Alain Muller “Il faut que mon temple meuve les hommes comme les meut l’ object aime» Eupalinos Paul Valery. Il poeta pubblicò Eupalinos o l’architetto nel 1921, come prefazione all’ album “Architectures”. «Scritto di circostanza», ovvero opera su commissione, questo moderno dialogo platonico ha l’ ambizione di mostrare «che il pensiero puro e la ricerca della verità in sé possono aspirare solo alla scoperta o alla costruzione di qualche forma». Vi incontriamo Socrate e Fedro che ancora dialogano tra loro nel «pallido soggiorno» dell’ Ade, qui Valery “reinventa” la figura di Socrate, dicotomia che nasce dal dialogo e che fa da sfondo a tutta la narrazione. I due rievocano i precetti dell’ architetto Eupalinos di Megara al fine di indagare «quel gusto dell’ eterno che si osserva a volte nei vivi». Tra le ombre, essi cercano di scoprire l’ «ombra di qualche verità» intorno alle creazioni dell’ uomo, siano quest’ ultime artistiche o filosofiche. «Costruirsi, conoscersi: sono, o no, due atti?» Trova qui espressione, ai più alti livelli, il problema centrale dell’ intera riflessione di Valéry, quello che ruota intorno al «terribile» e «capitale» “affaire de la forme” e muove dall’ esperienza poietica alla conoscenza completa di se stessi, per giungere alla piena realizzazione del proprio potenziale. Conoscere e Costruire, questa contrapposizione caratterizza tutto il dialogo platonico, nel quale Socrate capisce di aver perseguito per tutta la vita un ideale fittizio che è prevalso rispetto a quello più pratico cioè quello della creazione di forme. Introdotta questa sostanziale differenza viene fatta un’ ulteriore precisazione sull’ architettura, intesa come arte che ricerca la perfezione e l’armonia di oggetti creati dall’ uomo e che può essere solo paragonata alla musica, essendo due arti affini che “avvolgono” l’ uomo in leggi e volontà interiori. Proprio come nella dicotomia conoscere–costruire, come tra filosofo–architetto, interessa ad entrambi la ricerca della perfezione e armonia che Eupalinos vede negli edifici, suddividendoli in tre categorie gnoseologiche: muti, che parlano e che cantano.