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In Firenze, per Neri Dortelata, 1544, [al colophon: Firenze, 1544]. In-8° (15,5 cm x 10,8 cm). Pp. (38), 1 c.b., 251, (45). Segnatura: a8, b12, A-S8, T4 (b12 bianca). Legatura del tempo in piena pergamena floscia con unghie, autore e titolo manoscritti sul dorso (scoloriti) con laccetti passanti. Annotazione ottocentesca al recto della prima carta di guardia. Titolo manoscritto in inchiostro bruno lungo il taglio inferiore del libro. Carattere corsivo e romano. Grande marca tipografica impressa in xilografia al centro del frontespizio, poi ripetuta al colophon raffigurante l' arca di Noè sovrastata da una colomba con ramoscello di olivo nel becco, inquadrata dal motto dantesco «L' acqua ch' io prendo giammai non si corse». Qualche lieve fioritura ed un po di sporco al margine esterno del frontespizio, per il resto esemplare assai fresco in stato di conservazione molto buono.
Prima edizione in volgare di questo celebre commento di Ficino al "Convito" di Platone, "Sopra lo Amore" sarà uno dei testi fondativi di tutto il Rinascimento. "Il tentativo su larga scala di Ficino di conciliare il misticismo neoplatonico con le credenze cristiane, tenendo conto della concezione aristotelica della natura, si è rivelato di straordinaria importanza. La sua teoria dell' Eros costituisce ormai la base di tutte le discussioni di corte sull' amore, a cominciare da Castiglione e Marguerite d Angouleme. In connessione con il trionfo del petrarchismo di Bembo la sua teoria platonica dell' amore determinerà per secoli il volto della poesia europea" (KNLL). E' l' opera filosofica della maturità più importante dell' Autore, in cui egli avanza molte delle sue teorie, coniando qui l' espressione "Amor platonico", inteso come preparazione terrena all' amore per Dio. Il filosofo neoplatonico scrisse una prima versione in latino e provvide dunque egli stesso alla traduzione in italiano, dedicandola agli amici Antonio Manetti e Bernardo Del Nero, il libro fu però "veramente goduto da pochi" come ricorda il curatore del volume, Cosimo Bartoli, che aggiunge: «Avendo avuto commodità dun Testo copiato da lo originale stesso, ò voluto farne parte a tutti gli intelligenti la nostra lingua» (p. [4]). Sotto lo pseudonimo dell' editore Neri Dortelata è stato prima identificato C. Bartoli stesso poi Pierfrancesco Giambullari e G. Gatti, questo misterioso tipografo stampò tre libri a Firenze, usando probabilmente la stamperia dei Giunti. Il volume si apre con una lunga e interessante nota dell' editore Neri Dortelata in cui sono discusse minuziosamente e giustificate filologicamente le scelte editoriali, dall' uso della punteggiatura a quello dell' accento acuto costantemente espresso sulle sillabe toniche. Notevole anche la dettagliata tavola finale relativa alle più notabili cose contenute nel testo. Bibliografia: BM Stc Italian, 1465-1600, p. 249; Brunet, II, 1245; Edit16 online, 18943. Haym, I, 509 Rarissimo ed assai ricercato ; KNLL V, 548; Gamba, 1097; Graesse II, 576; Schweiger, I, 253; USTC, 829432. Manca all Adams.