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Firenze, Edizioni di Solaria, 1931. In-8° (19,8 cm x 14,2 cm. Pp. 167, (8). Brossura editoriale a stampa. Esemplare facente parte dei 190 costituenti "La Edizione Originale", il nostro è il n°24. Nella tiratura originale, 10 furono stampati su carta doppia Guinea. All' occhietto una bella dedica manoscritta su 4 linee di Gadda a Corrado Pavolini: "A Corrado Pavolini deferente omaggio di Carlo Emilio Gaddda. Firenze 14 aprile 1931". Esemplare in ottimo stato di conservazione generale.
Prima edizione nella rara tiratura numerata dell' opera prima di Gadda arricchita da una sua rara dedica autografa dell' ingegnere milanese a Corrado Pavolini, regista, drammaturgo, critico letterario, poeta e librettista, fratello del politico e gerarca fascista Alessandro. L' opera segna l' esordio ufficiale di Gadda: esordio di un outsider quasi quarantenne, di un ingegnere condotto dalla professione in giro per l'Europa. Gadda ha segnato la narrativa del Novecento attraverso un impasto personalissimo di linguaggi diversi (dialetti, termini gergali e tecnici, neologismi) e un incessante stravolgimento delle strutture tradizionali del romanzo. Non si potrebbe immaginare nulla di più lontano dall' elitario ambiente fiorentino e dagli ozi delle "Giubbe Rosse". È una "differenza di potenziale" che il libro rivela e che lo stesso Gadda sottolinea orgogliosamente: "Io sono del parere di accogliere anche l' espressione impura (ma non meno valida) della marmaglia, dei tecnici, dei ragionieri, dei notai, dei redattori di reclames, dei compilatori di bollettini di borsa, ecc., dei militari oltre che quello che il cervello suggerisce bizzarramente per le sue nascoste vie". Il primo a recensire La Madonna dei Filosofi fu il comasco Carlo Linati che apre la sua recensione con un dubbio: «Non so se in questi tempi di neoclassicismo e di bello scrivere ad oltranza possa aver fortuna uno scrittore composito e deliziosamente barocco come Carlo Emilio Gadda». La critica gaddiana muove dalla contrapposizione tra bella pagina, identificata allora nella prosa d' arte, e complessità e bizzarria della pagina di Gadda le quali inducono critici a definirla «barocca». L' aggettivo «barocco» assume nell' arco degli anni trenta soprattutto una connotazione negativa ed equivale negli interventi critici a «una pedanteria falsa e grottesca» ovvero a «un artificiosità eccessiva e fin troppo ingegnosa» (Dombroski, p. 11). Questa qualifica si radica nel primo decennio della carriera letteraria di Gadda.
Bibliografia: Gambetti-Vezzosi, p. 366; Sebastiani, Catalogo Gadda, n. A, I. Cfr. Carteggio Bonsanti Gadda (Firenze 2021), pp. 5-15; Dombroski, Robert. Gadda e il barocco. Torino: Bollati Boringhieri, 2002.