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Torino, Fratelli Bocca editori, 1901. In-8° (19,5 cm x 12,2 cm). Pp. VIII, 619, (1). Con 133 tavole numeriche e 31 tavole grafiche. Bella legatura del tempo in mezza pelle verde, autore e titolo dorati sul dorso. Qualche debole ed insignificante fioritura marginale dovuta al tipo di carta, peraltro esemplare in stato di conservazione molto buono.
Prima edizione di questa dissertazione alquanto originale del famoso antropologo e criminologo siciliano, fervente seguace della scuola lombrosiana. Un corposo studio di valutazione della società italiana, in cui l' Autore sostiene l’ esistenza di due Italie abitate da due distinte razze, appunto quella degli arii Nord e quella più arcaica del Sud con i mediterranei bruni, separazione supportata anche da un ampio uso di tabelle statistiche ed utilizzando indicatori economici, demografici, giudiziari, culturali, morali, criminali ed intellettuali.
Uno degli studi sociologici che, fortemente influenzato dal determinismo biologico, ha segnato i pregiudizi nord-sud per tutto il XX secolo qui anche l’ inferiorità economica appare riconducibile all’ inferiorità di razza. Il prof. Niceforo sostiene che: “L’ Italia è una, ma solo politicamente, perchè essa ha invece una variegata colorazione morale che può però dividersi in due gruppi principali [...] quella del nord con fisionomia di civiltà maggiormente diffusa, più fresca e moderna, mentre quella del sud si presenta con una struttura morale e sociale che rammenta i tempi primitivi e fors’ anche barbari...”. Le due popolazioni hanno sviluppato due diverse psicologie collettive in cui naturalmente i meridionali delinquono anche molto più dei settentrionali.
L’ A., richiamandosi all'antropologia criminale di Lombroso, fu uno dei principali divulgatori della teoria razziale dell' inferiorità del Mezzogiorno che si affermò in Italia tra la fine dell' ‘800 e gli inizi del '900. La teoria della “razza maledetta” fu denunciata da numerosi meridionalisti, in particolare Napoleone Colajanni, come un “romanzo antropologico” che nasceva come comoda scorciatoia per spiegare differenze e separazioni tra Nord e Sud. Nonostante l’ opposizione di numerosi studiosi, questa teoria razziale si affermò come linguaggio funzionale all’ ideologia dei ceti dominanti e finì col generare un sentire comune e diffuso. Interessante a questo proposito l’ ultimo capitolo dello studio, “La zona barbara”, dedicato all’ Italia Meridionale ed alla Sardegna; già Montesquieu sosteneva che nei paesi settentrionali “gli uomini hanno pochi vizi, parecchie virtù, molta sincerità e franchezza” mentre avvicinandosi ai paesi meridionali si avrà l’ impressione di “allontanarsi dalla morale”. Niceforo, da straordinario divulgatore della dottrina positivista, sostiene che “nel Nord si lavora e si produce, nel Sud si ozia e si consuma”; da convinto socialista, che è portato a svalutare tutto ciò che porta all’ individualismo, la solitudine di masse ingovernabili, sostiene però anche che “gli arii hanno un sentimento di organizzazione sociale più sviluppato di quello che non sia presso i mediterranei, i quali hanno invece più sviluppato il sentimento individualistico.”
Bibliografia: F.P. De Ceglia-E. De Cristofaro-S. Montaldo, Lombroso e il Sud, 2023, IV, 1; M. Coburn, Race and Narrative in Italian Women's Writing Since Unification, 2013, p. 36;: M. Demarco, Bassa Italia. L' antimeridionalismo della sinistra meridionale, 2009, p. 37; A. Giangrande, Italia razzista: I razzisti siamo noi, 2020, p. 144; G. Giuliani, Race Nation and Gender in Modern Italy, 2018, p. 59; F. Guidi, Cesare Lombroso e le razze criminali. Sulla teoria dell'inferiorità dei meridionali, 2017, p. 143; L. La Puma, Il federalismo nella cultura politica meridionale, 2002, p. 103.