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Milano, presso l’ editore Andrea Ubicini, 1841. 2 volumi in-4° (25,5 cm x 17,5 cm). Pp. VIII, (2), 583; (2), 650, (2). Con 2 antiporta litografiche, opera dell’ artista francese Tony Johannot, con il ritratto a figura intera di Don Chisciotte seduto nel suo studio e di lui intento a leggere un libro a Dulcinea, due frontespizi con titolo entro elaborata bordura a motivi arabescati incisa litografia dal Guarisco. Con più di 800 vignette xilografiche, varie a piena pagine, intercalate n.t. eseguite da: Johannot, Lacoste il giovane, Andrew, Leloir, Froth, Porret, Verdeil, Brevière e Sears. Legatura del tempo in mezza pelle marrone, autore e titolo dorati sul dorso a cinque nervi. Testo incorniciato entro duplice filetto. Grandi capilettera figurati, testatine e finalini incisi. Qualche rara e insignificante fioritura marginale dovuta al tipo di carta, peraltro esemplare in stato di conservazione molto buono.
Bella e ricercata edizione, assai appezzata per la traduzione di Bartolomeo Gamba, di questa che è sicuramente la più elegante edizione impressa in lingua italiana del romanzo cervantino. Questa edizione è stata eseguita sul testo della Reale Accademia di Madrid del 1780. Le illustrazioni sono basate su quelle di alcune stimate edizioni precedenti: (Madrid, Ibarra, 1780; Paris, Huart, 1733; Paris, David Fills Damonneville, 1741; Paris, Didot, 1799). La traduzione del Gamba, a cui va riconosciuto anche il merito di aver arricchito il Don Chisciotte di un dovizioso Ragguaglio della vita e delle opere di Cervantes, rivista da Ambrosoli è assai importante anche perché prima non esisteva altro se non la versione di Lorenzo Franciosi nel seicento che però non aveva avuto una particolare fortuna durante il Seicento, forte com’ era il pregiudizio tutto secentesco che legava al barocchismo la letteratura spagnola. I classicisti italiani erano lontanissimi dal gusto per le innovazioni teatrali e le irregolarità del secondo secolo d’ oro, e operarono un’ epurazione generale delle opere ispaniche da cui non si salvò il Don Quijote. Il Don Chisciotte di Bartolomeo Gamba, nella sua intenzione di equilibrio stilistico, nacque nell’ambiente della fine del neoclassicismo, ebbe immediatamente grande diffusione e interruppe quasi del tutto la serie delle stanche ristampe del testo di Franciosini che si erano succedute nel Settecento. Questa di Ambrosoli, insieme ad una seconda revisione, di Ettore Fabietti del 1929 per Barion, avrebbe portato il Chisciotte nel Novecento.
Bibliografia: N. De Benedetto, Contro giganti e altri mulini: Le traduzioni italiane del “Don Quijote”, pp. 14-25; BM, V, p. 313; Brunet, I, 1752; Catalogo de la Exposicion Conmemorativa del IV Centenario Del Nacimiento de Miguel de Cervantes, 1947, p. 133; Clio, 7080; Palau, II, p. 172; L. Ruis y Llosellas-E. Canibell, Bibliografia critica de las obras de Miguel de Cervantes Saavedra, p. 305. Cfr. J. Fitzmaurice-Kelly, The Life of Miguel de Cervantes Saavedra, 1892, p. 350; M. Heinrich-J.G.M. Azorin, Iconografía de las ediciones del Quijote de Miguel de Cervantes Saavedra, 1905, p. 546 ; Mostra di libri cervantini per le onoranze a Michele Cervantes, Napoli, 1959, p. 113; M. Puchner, Il mondo scritto, 2018, [29].