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Luoghi di danza.
Torino, Fratelli Buratti Editori, 1930. In-8° (20,5 cm x 13,5 cm). Pp. 176, (4). Brossura editoriale a stampa di color mattone. Con 12 belle Illustrazioni incise in b/n nel testo. Esemplare in barbe in stato di conservazione molto buono.
Prima edizione, a cura di Mario Gromo, di questa raccolta leggera e brillante di brevi prose a carattere anedottico sul tema della danza ispirate al ballo e ai dancing, del noto scrittore e giornalista novarese. Una serie di efficacissime situazioni, aneddoti, descrizioni; divertenti, ma anche grottesche o scanzonate, ma sempre pervase della dolce magia della danza. Molto apprezzato da D’ Annunzio e Ezra Pound, Ramperti fu tra i principali editorialisti de “L’ Avanti” e successivamente de “La Stampa” ma fu poi rimosso culturalmente per i suoi scritti acremente antisemiti e per la sua adesione alla R.S.I. Gli scritti che compongono Luoghi di danza esaltano il tratto peculiare della produzione giornalistica di Ramperti, ovvero un istrionismo vivace e ironico in cui convivono la nostalgia per un Ottocento percepito come tempo dell’ ingenuità perduta e l’inquietudine verso un presente affannato e scalcinato, condannato all’ efficienza, alla produttività e, in definitiva, alla corruzione di ogni possibile autenticità nelle relazioni umane. Simile istrionismo inguaina una sensibilità profondamente teatrale, dato che il teatro rappresenta non solo una componente importante della biografia professionale di Ramperti, ma anche uno spunto e una chiave di lettura del reale, nonché un serbatoio di temi, motivi e dispositivi di costruzione del discorso che echeggiano per tanti aspetti la letteratura teatrale coeva. Il testo rimanda all’immagine di tristezza, ipocrisia e lascivia che Ramperti disegna attorno alle danze di quei professionisti che, nei tabarin come nei caffè-concerto, allietano le serate dei frequentatori. In questo panorama performativo, spesso dominato da imitazioni e scimmiottature, ciò che urta maggiormente la suscettibilità di Ramperti è quel senso di esibizione vacua, volgare e desiderosa di sensazionalismi, il “numero”, che gli sembra di rintracciare soprattutto nelle danze delle “girls” e nelle cosiddette “danze negre”.