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In Bologna, per Giuseppe Longhi, 1676. In-12° (13,2 cm x 7,3 cm). Pp. 101, (1). Cartonatura coeva. Segnatura: A-D12, E4 (assenti le due carte bianche finali). Una vignetta in xilografia al centro del frontespizio. Esemplare genuino in ottimo stato di conservazione.
Prima rara edizione di questa ambiguissima commedia, ispirata al sulfureo Principe Hermafrodito di Ferrante Pallavicino uscito a Venezia nel 1640, in cui il principe Florisbo è in realtà una lei, la Florisbe. Ma visto che l’ interprete doveva essere un uomo, si ebbe dunque un maschio che doveva fingere di esserlo prima di rivelarsi come una donna, un’ ambigua commedia molto barocca insomma. L’ opera «si finge» ambientata «in Cidonia, città famosa nel regno di Creta». Poiché una legge crudele impone ai sovrani di Cidonia di uccidere la prole femminile, la regina Belisaura, per salvare la figlia neonata Florisbe, la fa passare per un maschio e come tale la cresce. Tutto fila liscio fin quando il “finto maschio” Florisbo, raggiunta l’età adulta s’ innamora del cortigiano Tigrane, a cui si dichiara. Tralasciando il seguito della vicenda, bisogna notare l’ imbarazzante ambiguità della situazione: quella di un uomo che, in scena, confessa il suo amore a un altro uomo. Giovanni Rimondini segnala un ulteriore paradosso, e cioè che se la commedia “fosse stata rappresentata a Roma, dove era proibito alle donne di recitare, un attor giovane avrebbe dovuto usare un doppio travestimento: vestirsi da donna vestita da uomo”.
Bibliografia: L. Allacci, Drammaturgia: accresciuta e continuata fino all’ anno MDCCLV, 1755, p. 363; A. Mazza-P. Pasini, Seicento inquieto, 2004, p. 255; F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ ogni poesia, 1752, p. 237; E. Sala-D. Daolmi, “Quel novo Cairo, Quel divin Orfeo”, 2000, p. 72; M. de Soleinne, Bibliotheque dramatique, 1844, V, p. 87; AA.VV., Studi Secenteschi, 1962, II.64, p. 317; AA.VV., Gli antenati di Fellini, II, p. 59. World Cat cita una sola copia fuori dall’ talia in USA (Folger Shakespeare Library),