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Ingolstadii, in aedibus P. Apiani, 1534. In-folio (31,2 cm x 21 com). Pp. (40), 512, (8), con (4) di indice manoscritto in fine. Segnatura: Aa-Bb4, a-c4, A-Z4, a-z4, aa-tt4. Legatura seicentesca in piena pergamena rigida abilmente rimontata, autore e titolo impressi in oro su tassello sul dorso. Al frontespizio, impresso in rosso e nero, una grande ed emblematica xilografia opera di Hans Brosamer, Definito da Benezit “Interessant artiste parmi les petits maitres graveurs allemands” è tratta dall’ “Allegoria dell’ Eloquenza” di Dürer un magnifico disegno attualmente conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Raffigura Ermes che con la lingua trascina le quattro figure terrene, donna, guerriero, studioso e cittadino, per le orecchie verso il buon senso e l’ erudizione (16 cm x 15 cm). Il testo, ad esclusione della prefazione e delle ultime carte, è incorniciato da eleganti bordure floreali composte da 22 diversi tagli orizzontali e 18 verticali, cui si aggiungono 184 riproduzioni di antichi monumenti realizzati in xilografia da Michael Ostendorfer. Sette grandi iniziali istoriate con soggetti matematici e astronomici di Brosamer. Carattere greco, latino e romano. Armi gentilizie di Raymund Fugger al recto della c. Aa2. Impresa tipografica al verso della c. tt4. Con un affascinante indice manoscritto da un erudito seicentesco su 4 pagine inserite in fine dell’ opera. Esemplare ad ampi margini, in stato di conservazione molto buono, con un insignificante goretta chiara al margine superiore di poche carte finali.
Prima ed unica edizione di uno dei primi libri sulle iscrizioni monumentali nell’ antichità, senza dubbio “le plus considerable de ce genre” (Brunet) per complessità e originalità tipografica. Rappresenta una pietra miliare fondamentale nella riscoperta delle iscrizioni romane classiche, preservandone molte oggi perdute. Include anche una serie di elementi presi in prestito da Ciriaco d’ Ancona e elementi fittizi tratti dall’ Hypnerotomachia Polifili. Questo imponente lavoro, commissionato dal banchiere degli Asburgo Raymund Fugger e stampato presso la tipografia privata di Apiano a spese dello stesso, riproduce e commenta le più interessanti iscrizioni greche e romane, colonne, vasi e statue rinvenute in Europa, nel Nord Africa e nel Medio Oriente; molte di queste pare appartenessero alla collezione privata dello stesso Fugger, per cui l’ opera rivestirebbe una funzione in parte catalografica. Alla fine del secolo precedente, Pomponio Leto e la sua Accademia Romana avevano iniziato a interessarsi nuovamente all’ epigrafia sopravvissuta dell’ antica Roma; questa tendenza antiquaria diede origine a raccolte a stampa come questa, che non solo permisero l’ accesso alla storia materiale della città a chi si trovava più lontano, ma consentirono anche di raccogliere e studiare iscrizioni provenienti da tutta Europa: “un recupero epocale della vita quotidiana del mondo antico” (Grafton). L’ opera di Apian, il cui testo si basa sugli studi iniziali di Peutinger e Pirckheimer, ebbe un ruolo assai importante nella trasmissione della cultura materiale italiana all’ Europa settentrionale. Peter Bienewitz , detto Apianus, abile costruttore di strumenti e valido divulgatore di astronomia, è sicuramente più noto per le sue opere di cosmografia, basate sui risultati già raccolti da Tolomeo, il cui successo gli procurò la cattedra ad Ingolstadt e il titolo di Cavaliere per nomina di Carlo V.
Bibliografia: Adams, A-1291; Benezi, II, p. 332; BM-STC German, 37; Brunet, I-342; Cicognara, 3095: “Collezione accreditata e composta da un numero assai ragguardevole di monumenti intagliati in legno, con frontespizio figurato. Fu dedicato il libro a Carlo V e molta cura posero gli editori nei tipi, acciocchè l’ edizione riuscisse più splendida”; DG 5, 7421; Dodgson, II, 386; Graesse, I, 519; Günther, Apian 20: “Ein wirklich bedeutendes Zeugnis von Apian’s Schaffen auf nicht mathematischem Gebiete”; Hartfelder, Melanchthon, 219; IA 106.422; Index Aureliensis, p. 25; Lippmann, Dürer, 240; NUC, vol. 18, p. 381; Olschki, Choix, 3360 (mutilo delle 4 cc. finali); Ortroy, 109; Panzer VII, 130, 33; Passavant, III, 313; Sparrow, 26; Stalla, 85 (scompleto); Van Otroy, 109; VD16, A3086; Weigel, 18790. Cfr. A. Grafton, Bring Our Your Dead and Erwin Panofsky, “Albrecht Dürer and Classical Antiquity” in Meaning in the Visual Art; Handbuch der klassischen Altertumswissenschaft, 1886, I, p. 484.