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Milano, Garzanti, 1984. In-8° (21,5 cm x 14 cm). Pp. 78, (2). Legatura editoriale in piena tela nocciola con sovracoperta a due colori Fulvio Bianconi. Al recto della seconda c.b. iniziale, dedica autografa su tre righe dell’ autore. Esemplare in ottimo stato di conservazione.
Prima edizione autografata di questa raccolta di 63 poesie che coprono un arco di quarant’ anni tra il 1943 e il 1984 e 10 traduzioni di poesie altrui composte quando Levi usava pubblicarle sulle pagine culturali del quotidiano torinese «La Stampa». . Le prime vent'otto poesie furono pubblicate da Scheiwiller nel 1975 sotto il titolo “L'osteria di Brema”. Ritroviamo nel volume le poesie scritte a caldo dopo Auschwitz, riarse da quell’ esperienza, e poi, più avanti nel tempo, i testi ispirati a una vena didascalico-morale rara nel Novecento italiano.Dall’ introduzione: «In tutte le civiltà, anche in quelle ancora senza scrittura, molti, illustri e oscuri, provano il bisogno di esprimersi in versi, e vi soggiacciono: secernono quindi materia poetica, indirizzata a se stessi, al loro prossimo o all’ universo, robusta o esangue, eterna o effimera. La poesia è nata certamente prima della prosa. Chi non ha mai scritto versi ? Uomo sono. Anch’ io, ad intervalli irregolari, “ad ora incerta”, ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico. In alcuni momenti, la poesia mi è sembrata più idonea della prosa per trasmettere un’idea o un’immagine. Non so dire perché, e non me ne sono mai preoccupato: conosco male le teorie della poetica, leggo poca poesia altrui, non credo alla sacertà dell’arte, e neppure credo che questi miei versi siano eccellenti. Posso solo assicurare l’eventuale lettore che in rari istanti (in media, non più di una volta all’ anno) singoli stimoli hanno assunto naturaliter una certa forma, che la mia metà razionale continua a considerare innaturale.” (Primo Levi”.
Bibliografia: Gambetti-Vezzosi, p. 448; Spaducci, p. 158.